Festeggiamenti parrocchiali 2018 – saluto del parroco
“Va’, e ripara la mia casa” è il titolo scelto per la seconda edizione dei festeggiamenti parrocchiali di S. Maria degli Angeli 2018. Per una chiesa dall’evidente matrice storica francescana, è un messaggio che attraversa i secoli e giunge fino all’attuale Comunità parrocchiale con i suoi molteplici risvolti.
Un cordiale saluto di benvenuto rivolgo a tutti voi, convenuti qui questa sera, prima di un triduo che ci preparerà alla festa del 2 di agosto.
Questi giorni introduttivi sono un invito a conoscere i tesori che abbiamo ricevuto in eredità dalla storia, da coloro che ci hanno preceduto, e non solo in termini di arte, ma soprattutto di ricchezza umana, di esempi di vita e di autentica fede cristiana. L’eredità la si può sperperare (vedi il figlio prodigo), la si può rifiutare dissociandosi dalla famiglia, e la si può accettare, riconoscendo che ciò che siamo è il frutto delle fatiche e delle speranze degli altri, che continua a portare frutto in noi. Per esempio, il prossimo anno celebreremo il centenario della presenza dell’Azione Cattolica nella nostra parrocchia.
E’ doveroso custodire la memoria, ma indispensabile guardare avanti e affrontare il cammino che ci aspetta e che dobbiamo percorrere noi. L’obiettivo che ci proponiamo con i festeggiamenti, ripensando all’esperienza di S. Francesco, è proprio quello di costruire una casa, una famiglia spirituale, una Comunità. Come accade per due fidanzati che riconoscono nella casa – da costruire, da acquistare o da affittare – il presupposto di un progetto concreto di vita da iniziare, quello di una nuova famiglia.
“Ripara la mia casa” ci ricorda che la Comunità cristiana non è “nostra” ma del Signore, mette ciascuno al suo posto, noi in quello dell’umiltà e del servizio. “Ripara la mia casa” vuol dire, -anche – rendila più pulita e bella, allarga i confini perchè diventi accogliente per altri, per i figli, per gli ospiti, luogo dove ci si riunisce, ci si riconosce, si sperimenta pace e unità. In particolare penso che la Comunità cristiana parrocchiale, come la famiglia, deve saper scommettere sui giovani, con la speranza che i valori umani e cristiani, che danno senso e sostanza alla vita, vengano compresi e fatti propri dalle giovani generazioni. Tutti gli educatori di giovani – ho ben presente S. Giovanni Bosco – hanno avuto difficoltà a trovare spazi nei quali i ragazzi e i giovani potessero esprimersi con il proprio modo di essere, chiassoso e curioso, allegro e intemperante. Danno fastidio a tanti, ma ci ricordano, ogni tanto, che o la parrocchia assume il volto di una famiglia e ringiovanisce, o invecchia, regredisce, diventa insignificante e scompare. I giovani vanno incoraggiati ad assumersi le responsabilità diventando protagonisti, coinvolgendoli nei servizi che stiamo svolgendo noi e facendo in qualche caso un passo indietro, senza sentircene padroni in esclusiva. Guai se la parrocchia diventa ripetitiva, conservativa, in base al motto “si è sempre fatto così” o “adesso non si capisce più niente”! Il mondo cambia, in meglio o in peggio, e non possiamo restare a guardare indietro, perchè Cristo ci invia a questo mondo di oggi per portare il lieto annuncio del Vangelo; dobbiamo saper ascoltare questo mondo carico di promesse, viverci dentro e iniettarvi la salvezza cristiana, che è gioia e amore.
“Va’, e ripara la mia casa” sta dicendo Cristo anche a noi!